Intervista sul congedo paternità

Alex Farinelli, è compito dello Stato fare in modo che i padri si occupino dei figli?

No, quella di come occuparsi dei propri figli è una scelta individuale, ma il compito dello Stato però in una società moderna è dare le condizioni per far sì che chi vuole occuparsi dei figli possa effettivamente farlo. In sostanza garantire la possibilità di scegliere.

 

È giusto che per concedere un congedo di paternità siano l’economia e il singolo individuo a mettere mano al portafoglio?

Bisogna dare una proporzione a tutto. È chiaro che laddove si va a statuire un diritto come quello del congedo di paternità evidentemente bisogna pensare anche al suo finanziamento. Ma bisogna relativizzare: stiamo parlando dello 0,5% dei contributi in più, o se vogliamo dirlo in altri termini: 50 centesimi ogni mille franchi di salario. Non penso che dal profilo finanziario sia qualcosa di insostenibile.

 

Anche in periodo di crisi?

Anche in un periodo di crisi. Chi è contrario a questa misura troverà sempre una motivazione per dire che non è il momento giusto. Io penso che non sia un problema così grande. Anche perché spesso viene citato il fatto che le piccole e medie imprese avrebbero difficoltà non tanto dal lato finanziario, ma con l’assenza del collaboratore. Ricordo però che tra coloro che sono contrari a questo congedo paternità vi sono molte persone che sono invece favorevoli per esempio – come lo sono anche io – all’esercito. Quando un giovane padre deve andare a fare servizio militare per tre settimane non è un problema. Quindi non vedo perché dovrebbe essere un problema se in sei mesi, al momento della nascita di un figlio – cosa che capita un paio di volte, magari tre, nella vita e non ogni anno per sette o otto anni come succede nel caso del servizio militare – un collaboratore mancasse. Non penso sia impossibile gestire queste assenze.

 

I referendisti affermano: “L’assicurazione di maternità tiene conto delle fatiche legate alla gravidanza e al parto. È perché mai invece i padri meriterebbero un periodo di riposo?”

Il congedo paternità non è pensato per dare un periodo di riposo ai padri. Al contrario è proprio per aiutare la famiglia a organizzarsi meglio, quindi anche le madri. Tant’è che noi come partito abbiamo sempre preferito parlare di un congedo parentale, legato alla coppia. Perché il compito di crescere i figli non è né solo della madre né solo del padre, ma dei due genitori assieme. Quindi in questo senso non si tratta di dare due settimane di vacanza. Si tratta di avere del tempo ulteriore per potersi occupare in una fase iniziale, che sicuramente è più impegnativa per la coppia, dell’accudimento dei figli.

 

Il suo partito è diviso sulla questione. In Parlamento ha prima respinto e poi accettato le due settimane di congedo per i neo padri. All’Assemblea dei delegati le ha poi nuovamente respinte per un voto di scarto. Lei è quindi fra la minoranza del suo partito, che torna ora all’idea iniziale: un congedo parentale di 16 settimane suddivise fra i due genitori; di queste almeno 8 andrebbero alla madre. Vota sì perché non la convince questa soluzione?

No, noi abbiamo sempre detto che il congedo parentale sarebbe la soluzione migliore, perché in qualche modo permette alla coppia di decidere autonomamente quale sia la suddivisione migliore del tempo messo a disposizione per entrambi i genitori. La soluzione proposta adesso è una soluzione che potremmo dire sub-ottimale. Nel senso che è sicuramente un passo avanti nella giusta direzione. Tant’è che l’abbiamo sostenuta in Parlamento e la metà dei nostri delegati comunque l’ha sostenuta. Ma sarebbe meglio andare nella direzione di un congedo parentale proprio perché si adatta a ogni singola situazione. Quando si mette una regola generale il grosso rischio è che la regola generale vada bene nel 95% dei casi, ma ci sia sempre un 5% dei casi per i quali non funziona. Con il congedo parentale si avrebbe una flessibilità che nel modello di congedo in votazione evidentemente manca. In ogni caso è un primo passo. Si potrà poi riaprire il discorso dopo questa votazione sul congedo parentale.

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Alex Farinelli

Alex Farinelli

Nato il 16 dicembre 1981, domiciliato da sempre a Comano, ho conseguito il Bachelor in Economia (Zurigo e Lugano) e il Master in Economia e politiche internazionali. Durante gli studi ho sempre lavorato, durante le vacanze e il sabato, per 10 anni alla Manor di Vezia (che all’inizio si chiamava ancora Innovazione). Professionalmente sono entrato alla Corner Banca nel 2009, occupandomi di organizzazione interna, per poi diventare un anno dopo, nel 2010, segretario cantonale del PLR ticinese, con la responsabilità, dal 2014, di direttore di Opinione Liberale. A partire dal mese di giugno del 2015 lavoro per la Società svizzera impresari costruttori sezione Ticino della quale sono Vicedirettore dal 2017. Dal 2023 siedo nel Consiglio di amministrazione della Banca Raiffeisen del Cassarate.
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