La politica ha il dovere di interessarsi se all’interno della magistratura vi sono problemi di carattere organizzativo che ad esempio causano malfunzionamenti e ritardi. La politica ha il dovere di interessarsi se all’interno della magistratura vi sono comportamenti riprovevoli da parte dei suoi membri, come è stato il caso recente del Procuratore generale della Confederazione. La politica però non deve mai permettersi di criticare delle decisioni di merito, questo per rispettare il principio sacrosanto e fondamentale della separazione dei poteri. È corretto che nella giustizia, composta da uomini e donne come tutti noi, siano presenti le varie visioni che fanno parte della nostra società, questo perché quando si è chiamati ad interpretare una norma non esiste sempre una verità assoluta e immutabile nel tempo, ma piuttosto vi sono delle ponderazioni di vari elementi che possono andare, legittimamente, in una direzione piuttosto che in un’altra. Anche per questo la giurisprudenza evolve nel tempo. Tuttavia un recente episodio mi preoccupa e non poco: un partito a livello federale ha minacciato un giudice federale, Yves Donzallaz, di non essere rieletto: il motivo, non aver rappresentato le idee del partito stesso. Questo atteggiamento è inaccettabile e molto pericoloso. Beninteso la rielezione di un magistrato può essere messa in discussione, se ad esempio dimostra di non saper svolgere il suo lavoro, ma mai e poi mai perché a qualcuno non piacciono le sue decisioni. Un atteggiamento grave e che appartiene a regimi dove la giustizia non esiste. Fa specie che a seguire questa strada sia l’UDC, proprio il partito che si ritiene l’unico difensore dei nostri valori democratici.
Alex Farinelli, Consigliere nazionale PLR