Fiscalità e socialità: evitiamo dogmi ed errori del passato

Da ormai qualche settimana il Governo ha messo sul tavolo del dibattitto politico un pacchetto fiscale e sociale. Sia da destra che da sinistra si sono subito levate le voci lamentuose: da un lato perché apparentemente la riforma fiscale è troppo blanda e dall’altro perché è troppo spinta. Diciamolo subito, mettere d’accordo tutti quando si devono correggere le storture del sistema fiscale sarà impossibile e senza falsi pudori va detto che oggi il Ticino vive un problema in particolare per le persone situate nelle fasce fiscali più alte. Alcuni potrebbero dire semplicemente che queste persone stanno bene e quindi è giusto che contribuiscano maggiormente. Da parte mia condivido solo parzialmente questa affermazione. In un Cantone dove circa il 40% delle entrarte è garantito dal 3% dei contribuenti, e dove il 25% delle persone non paga un franco di imposte, bisogna essere proprio degli illusi per credere che non si debba mai occuparsi anche delle fasce alte. Lo capisce anche quello che “mena il gesso” che del fuggi fuggi dei contribuenti facoltosi (molto mobili per natura) a soffrirne sarebbero innazitutto le fasce più deboli perché non ci sarebbero più le risorse per finanziare quella giusta, e sacrosanta, socialità di cui tanti amano parlare. Proprio per questo, accanto al pacchetto fiscale, è stato introdotto un pacchetto sociale. Un intervento che presenta diversi aspetti interessanti in particolare per favorire la concialibilità tra lavoro e famiglia. In effetti, in una società dove ormai non vi è più alcuna differenza a livello di formazione tra uomini e donne, è veramente un peccato e poco lungimirante non tenere conto maggiormente di questo aspetto che in definitiva andrebbe a vantaggio di tutti. In questo senso devo dire però che mi lascia perplesso la proposta di destinare oltre 1/3 dell’intervento sociale (quasi 7 mio di franchi all’anno) per il cosiddetto assegno parentale: un regalo di 3’500 franchi distribuito al momento della nascita di un figlio a tutte le famiglie con reddito fino a 140’000 franchi all’anno. Un aiuto quindi una tantum e poco mirato che rischia di non essere altro che una bella sorpresa dall’effetto impercettibile. Molto meglio sarebbe impiegare questi milioni in misure che permettano una migliore conciliazione lavoro-famiglia, perché solo così si potrà avere un effetto durevole a beneficio delle famiglie. Per questo spero che il Parlamento, e tutti i partiti, sappiano affrontare il dibattito su questo pacchetto pragmaticamente, senza dogmi e soprattutto evitando gli errori che abbiamo fatto in passato.

Alex Farinelli, Capogruppo PLR in GC

Corriere del Ticino, 29 settembre 2017

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Alex Farinelli

Alex Farinelli

Nato il 16 dicembre 1981, domiciliato da sempre a Comano, ho conseguito il Bachelor in Economia (Zurigo e Lugano) e il Master in Economia e politiche internazionali. Durante gli studi ho sempre lavorato, durante le vacanze e il sabato, per 10 anni alla Manor di Vezia (che all’inizio si chiamava ancora Innovazione). Professionalmente sono entrato alla Corner Banca nel 2009, occupandomi di organizzazione interna, per poi diventare un anno dopo, nel 2010, segretario cantonale del PLR ticinese, con la responsabilità, dal 2014, di direttore di Opinione Liberale. A partire dal mese di giugno del 2015 lavoro per la Società svizzera impresari costruttori sezione Ticino della quale sono Vicedirettore dal 2017. Dal 2023 siedo nel Consiglio di amministrazione della Banca Raiffeisen del Cassarate.
Torna in alto