La vicenda del ragazzo di 12 anni cui è stato negato il pagamento di una cura da 3’000 franchi per evitare una ricaduta di un tumore è talmente assurda che quasi si fatica a credervi . Come si può giustificare una decisione di questo tipo, dettata da ragioni finanziarie, in un settore che ogni anno costa decine di miliardi di franchi? Il sistema, che funziona nella stragrande maggioranza dei casi, bisogna ammettere che in questa situazione ha toppato. Si è fatto un errore. Punto. La cassa in questione riconosca di aver applicato un eccesso di formalismo e torni sui suoi passi, cambiando anche le prassi interne e applicando un po’ più di buonsenso nella gestione di casi come questo. In effetti se di principio è corretto che i dispositivi medici e i medicamenti per essere utilizzati sul mercato svizzero, e quindi riconosciuti dalle casse malati, debbano essere omologati dal nostro organo di vigilanza nazionale (swissmedic), è altrettanto vero che ogni regola deve avere le sue eccezioni: proprio per questo vi è una discrezionalità delle casse malati, una libertà che deve essere utilizzata con giudizio e ragionevolezza. Come al solito, però, dal caso particolare assistiamo alla sua generalizzazione, con la guerra di religione (cui siamo ormai abituati da anni) contro un modello organizzativo che, non dobbiamo dimenticarlo, ci garantisce una sanità di primordine che la maggior parte dei Paesi si possono solo immaginare. Il nostro sistema è sempre confrontato con la ricerca di un difficile equilibrio tra le spese generate e i benefici ottenuti. L’evoluzione sia della tecnica che dei bisogni della popolazione è continua e quindi è sempre necessario modificarne, adattarne e rivederne i meccanismi. Gli attori che vi operano sono variegati (medici, ospedali, casse malati, …) e ognuno di loro non dovrebbe, ma può, sbagliare come qualsiasi altra persona. Bisogna fare il modo che situazioni di questo tipo non si ripetano perché qui l’errore è stato commesso, ma andare a proporre rivoluzioni ogni qualvolta si presenta un problema non è necessariamente la strada migliore, anche perché di sistemi perfetti ed esenti da falle non ce ne sono. E di questo bisogna esserne consapevoli.
La Regione 17.07.2018